Siccome in questo momento non ho voglia di studiare (capita), ho deciso di aggiornare un po’ il blog parlando di un paio di libri interessanti che sto leggendo in questo periodo. Ordinati entrambi su Amazon un paio di mesi fa, questi libri sono “The Photographer’s Eye” di Michael Freeman e “Mastering Landscape Photography”, di Alain Briot. Sono entrambi libri sulla composizione in genere, quindi niente tecnica.

Per quanto riguarda “The Photographer’s Eye”, non posso che parlarne bene: è un libro illuminante, fa capire moltissime cose sui differenti aspetti della composizione. I libro è diviso in diversi capitoli e corredato di numerose fotografie con annessa spiegazione. Inoltre, per molte di queste foto, c’è uno schema che ne mostra lo ‘scheletro’, ossia vengono evidenziate le linee e gli elementi lungo i quali l’occhio si muove. E in base al suo percorso si intercettano regioni dell’inquadratura differenti, con differenti proprietà. Lo consiglio vivamente, anche perché ho scoperto recentemente che esiste la versione italiana dal titolo ovvio, “L’occhio del fotografo”, Ed. Logos, anche se non so se sia esattamente uguale a quella inglese.

Il secondo libro in questione, “Mastering Landscape Photography”, è una sorta di vademecum per la fotografia di paesaggio. E’ un libro pensato per i paesaggisti seri, quelli che usano il medio formato a pellicola, anche se c’è un occhio di riguardo per i poveri mortali che usano banali reflex digitali. Dopo i soliti capitoli introduttivi, dove vengono spiegate un po’ le ‘regole’ base della composizione, ci sono alcuni capitoli molto interessanti che analizzano le diverse condizioni di luce e per ognuna viene spiegato il modo migliore per valorizzarla. I capitoli finali sono dedicati alla carriera di un fotografo paesaggista, ovvero sul come sfruttare la passione per la fotografia di paesaggio per farla diventare un business.

Ultimamente mi sembra di aver (finalmente) trovato un modo quasi univoco per post-produrre le foto di paesaggi e lo voglio condividere con chi legge, affinché possiate dire la vostra (anche se penso che non lo farete).
La premessa che faccio è la seguente: scatto in RAW, con parametri in macchina di contrasto e saturazione a -1, gli altri a 0. Questo perché (1) con contrasto basso recupero informazioni sulle ombre e (2) voglio avere i colori più naturali possibile e aumentarne la saturazione con gli strumenti opportuni, molto più precisi. Detto questo, mostro un esempio piuttosto lampante del prima e del dopo.
PRIMA

DOPO
Layers

I passi che ho seguito per arrivare alla foto finale non sono molto complessi, anzi, e sono quelli che sto usando ultimamente. Una sorta di workflow insomma. Allora procediamo.

1. Apro il mio RAW in ACR e qui regolo solamente il bilanciamento del bianco. Solitamente vado a cercare nell’immagine un punto in cui i valori dei canali R, G, e B sono uguali e si attestano su circa 230. In questo modo è come bilanciare su un grigio neutro al 18%, meglio di così non si può fare. In alternativa regolo la temperatura colore.

2. Apro l’immagine in Photoshop in modalità 16-bit, per avere più range nella gestione del colore (che raddoppia rispetto ad un’immagine a 8-bit). E qui iniziano le regolazioni serie.

3. Come prima cosa aggiusto i livelli, ovvero trascino i cursori come in Fig. 1.
FIG. 1 - Livelli

4. Poi passo alle Curve: a seconda dell’occorrenza opero una curva ad S per aumentare il contrasto seguita o preceduta da una per aumentare o diminuire la luminosità.

5. A questo punto, unisco tutti i livelli creati e vado su Immagine/Metodo e scelgo Colore LAB. Il mio intento adesso è quello di estrarre tutte le informazioni possibili dai colori. Nel metodo LAB, duplico il livello dello sfondo, poi vado su Immagine/Regolazioni e Curve. Qui, invece dei canali R, G, B ci sono i canali Luminosità, a, b. Al primo canale applico una curva ad S, mentre agli altri due agisco come in Fig. 2. L’importante è che la linea deve passare per il centro, altrimenti ci sono sbilanciamenti di colore.
FIG. 2 - Curve LAB

6. Non mi preoccupo se l’immagine è troppo satura o se ci sono parti i cui colori sono esagerati. Tanto sto lavorando su un livello dedicato. Ora ritorno al metodo RGB e alla domanda se voglio unire i livelli gli dico di no, altrimenti perderei le modifiche. Ora posso tranquillamente fare tutte le operazioni che voglio. Troppo satura? Bene, diminuisco l’opacità del livello. Ci sono parti che voglio mantenere con il colore di prima (solitamente il cielo viene sempre male)? Benissimo, vado su Livello, e applico una maschera di livello (io scelgo solitamente quella Mostra Tutto) e poi con il pennello dipingo le parti a cui NON VOGLIO applicare la regolazione (pennello nero). Se scegliessi la maschera Nascondi Tutto, con il pennello dipingo le parti a cui VOGLIO applicare la regolazione (pennello bianco).

7. Quasi finito ma manca la ciliegina sulla torta. Perché di solito preferisco recuperare anche qualcosa dalle ombre e dalle luci. In Photoshop c’è una bellissima funzione chiamata Luci/Ombre che fa proprio al caso mio. Per avere una libertà maggiore, lavoro su un livello dedicato; quindi duplico lo sfondo e vado su Immagine/Regolazioni/Luci/Ombre e regolo i parametri a seconda del gusto personale. Da tenere presente che sto lavorando su un livello e che posso sempre applicare una maschera di livello per correggere selettivamente. Ad esempio, se il mio intento è aumentare la gamma dinamica delle ombre, quando avrò finito le correzioni, con il pennello bianco (quindi con la maschera nascondi tutto) vado a dipingere solo le parti in ombra.

8. Ultima cosa: lo sharpening. Ci sono tantissimi modi per rendere più nitida la foto. A seconda della nitidezza intrinseca dell’immagine prodotta dalla fotocamera, agisco in maniera diversa. Diciamo però che in linea di massima procedo così. Vado su Filtro/Contrasta e scelgo Contrasta Migliore. I parametri che uso sono quelli mostrati in Fig. 3., dove di volta in volta modifico il fattore di contrasto a seconda della grandezza dell’immagine. Per le foto a dimensioni originali non scendo sotto il 60%, mentre per foto ridimensionate sto sul 30%. Se voglio essere più preciso, dopo questo filtro applico anche un filtro Accentua Passaggio. Qui bisogna lavorare su un livello dedicato (al solito, duplico lo sfondo). Solitamente non alzo il raggio a più di 5 pixel, anzi diciamo che mi mantengo attorno a 1. Poi, regolata l’opacità come meglio mi aggrada, unisco i livelli con il metodo “sovrapponi” e il gioco è fatto.
FIG. 3 - Contrasta migliore

Ecco, questo è quanto. Ovviamente sono passi generali che a scriverli e a leggerli si sta molto ma che alla fine richiedono meno di 15 minuti per ogni foto. Spero sia utile a qualcun altro. Io con questo piccolo workflow mi trovo abbastanza bene, almeno per le foto paesaggistiche. Poi dipende sempre dalle condizioni di luce e dagli effetti che si vogliono ottenere.

Saluti.

Tutto è cominciato per caso leggendo un articolo della rivista “Il Fotografo” in cui si parlava di come lavorare un file RAW usando Adobe Camera Raw (ACR). ACR è un plug-in di Photoshop compreso in Photoshop Elements, Photoshop e Lightroom e permette di gestire e convertire i file RAW. La versione usata dalla rivista ho notato fosse più recente della mia, vedendo infatti alcune caratteristiche diverse e/o mancanti. Così, ho deciso di vedere se fosse possibile aggiornare il solo ACR. La versione più recente è la 5.6, che si può scaricare gratuitamente dal sito Adobe. Bene, seguiti i passi per l’installazione, è comparsa la simpatica finestra “Questa versione di Photoshop non supporta Camera Raw”. Infatti la 5.6 va bene solo per il CS4, mentre io avevo il CS3. Così, siccome da stupido non avevo fatto il backup del vecchio ACR, ho dovuto disinstallare Photoshop. Tuttavia, ho subito pensato che re-installare la stessa versione non mi avrebbe portato benefici, così mi sono ricordato che era possibile scaricare una versione di prova dei prodotti Adobe. Quindi ho proceduto con il download di Photoshop CS4 Extended (1.15 GB di roba) e la conseguente installazione. Poi ho aggiornato anche ACR alla 5.6 (il CS4 nativo aveva la 5.0). Detto questo, ho smanettato un po’ con questa nuova versione di Ps ed ecco le migliorie che mi sono saltate subito all’occhio:
- nuova interfaccia grafica, decisamente più user-friendly;
- le regolazioni più importanti sono a portata di click, in quanto c’è un pannello (personalizzabile) fatto apposta, dal quale si possono richiamare le regolazioni che si usano di più. Interessante il fatto che le regolazioni vengano applicate direttamente con maschere di livello e non sul livello dello sfondo;
- la velocità di azione è decisamente più alta, anche con un hardware non particolarmente indicato all’elaborazione grafica come il mio (praticamente senza scheda grafica dedicata). Penso che abbiano migliorato la gestione della RAM e del processore;
- presenti nuove regolazioni e nuovi strumenti che devo ancora utilizzare ma che farò al più presto.
Del nuovo ACR 5.6 posso dire che ho trovato veramente utile - ma proprio tanto - la funzione del filtro graduato, che ho notato essere più semplice da usare di quella di Lightroom (o forse sono io che con Lightroom sono un po’ negato). In ogni caso penso che Photoshop si mantenga al top per quanto riguarda l’editing fotografico.
Se lo volete provare, vi consiglio di crearvi un account sul sito Adobe e scaricare la versione di prova che non ha alcuna limitazione (tra l’altro è anche la versione Extended) ma solo un periodo di utilizzo di 30 giorni a partire dalla prima installazione. Insomma, abbastanza tempo per divertirsi e provare questa bestia.

In tempo di crisi, mi do alla fotografia. Stimolato da fotografie veramente spettacolari di gente con i contromazzi tanti - il che significa tirare fuori foto da panico pur non avendo attrezzatura da milioni di euro -, sta mattina mi sono recato dal mio negozio di fiducia e ho comprato un bel filtro digradante con relativo portafiltri e anello adattatore. L’ho preso per il 10-20: l’intento è quello di ottenere foto paesaggistiche in cui tutto è esposto correttamente, terra e cielo. Qui le cose da fare sono due. La prima, che già uso, è la doppia esposizione: una foto esposta per il cielo, l’altra per la terra, unite in Photoshop, danno l’esposizione corretta. Tuttavia questo metodo è molto limitato, in quanto va bene per soggetti statici. Se però voglio ottenere un effetto mosso, come ad esempio l’acqua sugli scogli al tramonto, allora questa tecnica diventa molto meno efficiente. Si potrebbe fare lo stesso, ma il risultato comunque non sarebbe uguale a quello che si otterrebbe con il secondo metodo. Ossia usando i filtri. I filtri di cui parlo io sono quelli a densità neutra (ND), che levano 1, 2 o 3 stop di luce (ad ogni stop la luce si dimezza). Di filtri ND ce ne sono di vario genere e tipologia ma a me interessano quelli graduati, cioè gli GND. Questi filtri hanno una parte trasparente e poi, gradualmente, sono ocurati, fino ad arrivare agli stop voluti. Esistono quindi i GND2, GND4 e GND8, corrispondenti a -1, -2 e -3 stop. Chiaramente varia anche il modo in cui questi si oscurano: ci sono quelli soft, medium e hard. Poi ce n’è un terzo, solo GND8, che è full, ovvero ha una minima parte trasparente e il resto è graduale fino a togliere 3 stop. Al negozio avevano solo questo. Si tratta nel particolare di un Cokin P121F.
Arrivato a casa ho fatto alcune prove per testare se effettivamente funziona. La risposta è ovviamente sì. L’unica noia è data dal fatto che a 10mm il sistema portafiltri + filtro vignetta un poco e quindi devo usarlo a 11mm, o ritagliare l’immagine. Comunque non è un problema. Basta saperlo e tenersi più larghi con l’inquadratura. 
Le prove che ho fatto non sono molto interessanti e spero in una giornata con dei bei nuvoloni per divertirmi un po’ con questo nuovo giocattolino. Sto pensando, tra l’altro, di prendere anche gli altri 3 neutri, cioè il GND2, GND4 e GND8 tutti soft. In ogni caso, è interessante il sistema Cokin, in quanto è sufficiente prendere l’anello adattatore del diametro dell’obiettivo per poter usare i filtri. Quindi uno stesso filtro lo si può usare su obiettivi diversi. Inoltre, il portafiltri è fatto in modo che il filtro, che è una lastrina in vetro rettangolare, può essere posizionato all’altezza desiderata, ma anche ruotato nella direzione che si vuole. Insomma, un sistema molto intelligente e scaltro per l’uso dei filtri.
Adesso non mi resta che aspettare una bella giornata nuvolosa e provare l’effetto del filtro al tramonto, magari sugli scogli. Devo assolutamente trovare una location adatta a questo scopo.

Mi faccio un po' di pubblicità un po' ovunque.

Per una pura casualità, una mia foto è stata scelta tra le finaliste per la provincia di Venezia nel concorso indetto da Tuttocittà. Il premio non è denaro o qualche altro bene materiale, ma il semplice vedere la propria foto pubblicata sul numero di Venezia di Tuttocittà. Quindi, se vi va o se mi volete bene (!) potete andare qui, registrarvi e votare la mia fotografia. Ovviamente dovete scegliere "Venezia" dal menu a tendina. Ah, dimenticavo, la foto in questione è questa.

Grazie a tutti coloro che vorranno dare un contributo!

Marco

Tuttocittà bandisce un concorso fotografico dal titolo “Eccentricità”: si possono mandare gratuitamente fino a 4 fotografie che ritraggono la propria città in momenti di eccentricità. Leggendo dal regolamento, sono ammesse fotografie “che illustrino i luoghi delle città italiane dove si manifesta l’eccentricità. Può trattarsi di monumenti poco conosciuti, opere architettoniche curiose, scorci paesaggistici osservati sotto una luce particolare, oppure di personaggi insoliti, manifestazioni tipiche, singolari usanze popolari e così via.” Le foto selezionate saranno stampate sull’edizione locale del Tuttocittà.
Chiaramente ci sono delle scadenze da rispettare, che sono diverse a seconda della città. Per quanto riguarda Venezia, il termine ultimo per l’invio delle foto è previsto per il giorno 24 marzo. L’elenco completo delle scadenze lo si può trovare a questo indirizzo.
Potevo io non partecipare? Ovviamente no. Allora sono andato alla ricerca di 4 fotografie di Venezia che fossero in tema, visto che non ho proprio tempo di andare apposta a fotografare. Quindi, finalmente, ho deciso per queste 4 fotografie.

1.
Carnevale di Venezia 2009

2.
The Beauty And The Beast

3.
In Tre

4.
Più nessuno

So che non sono le migliori, ma sono quelle che a mio modo di vedere le cose più si addicono al tema. Ovviamente non vincerò niente, ma tanto è gratis.
Beh, torno alle mie utilissime formule sull’instabilità da ionizzazione. Saluti.


In questi giorni sto provando Adobe Lightroom 2 (versione 2.3 per la precisione). Il software è scaricabile grauitamente dal sito dell’Adobe previa registrazione ed è utilizzabile completamente per i primi 30 giorni. Poi sarà necessario acquistarlo.
Lightroom è un software di ritocco e gestione delle immagini digitali. Il meglio di se lo da con i file RAW, per i quali è stato appositamente progettato. L’interfaccia è molto semplice e tutti i comandi sono a portata di mano. L’area di lavoro è divisa in 4 parti, le cui dimensioni sono modificabili a piacimento: a sinistra c'è una barra dove viene visualizzata la miniatura dell'immagine aperta e una rapida anteprima delle modifiche che si stanno per apportare, oltre che a pulsanti quali “Importa”, “Esporta”, “Carica”, eccetera. In basso ci sono le miniature di tutte le foto contenute nella cartella in uso; in destra, un pannello che cambia a seconda del tipo di lavoro che si esegue - in modalità “Sviluppo”, ad esempio, ci sono tutti i controlli avanzati per la modifica e il ritocco delle foto. Infine in centro, che è la zona più grande, c’è la foto selezionata sulla quale si eseguono le modifiche.
Come accennato, ci sono diverse modalità di lavoro: la modalità “Libreria” permette di tenere organizzate le foto, assegnando nomi, tag, titoli e permette anche piccole modifiche rapide. La modalità “Sviluppo” serve ovviamente a sviluppare i file: qui ci sono tutti gli strumenti indispensabili, assieme ai controlli avanzati organizzati in menu a tendina a seconda delle funzionalità base. Troviamo gli strumenti di base come il regolamento del WB, esposizione, contrasto, recupero alte luci, saturazione e tanti altri; poi ci sono quelli dedicati ai dettagli e alla riduzione del rumore, alla curva di viraggio, alla tonalità e saturazione di ogni canale e/o colore, e altri. La modalità “Presentazione” permette di creare presentazioni in formato JPEG o PDF, includendo pure la firma. La modalità “Stampa” invece è dedicata a tutte le funzioni di stampa delle immagini: si può impostare la risoluzione, ritagliare la foto con le dimensioni desiderate e molto altro. Infine, la modalità “Web” fornisce tutti gli strumenti per creare ed esportare una galleria su un sito web, con molti layout modificabili e personalizzabili.
Per ora ho utilizzato a fondo solamente la modalità “Sviluppo”, vero motivo per cui ho deciso di provare Lightroom. In effetti è molto comodo il fatto di poter gestire tutte le foto in un colpo solo con un solo software, senza doverle aprire ogni volta singolarmente. Ovviamente si possono salvare le operazioni e applicarle sistematicamente a tutte le foto desiderate.
L’interfaccia è molto simile ad Aperture, anche se ho trovato quest’ultimo più lento del suo rivale Adobe, soprattutto su una macchina non troppo performante come hardware. Probabilmente su un Mac Pro non avrebbe problemi.
In ogni caso, la prima impressione di Adobe Lightroom è stata assolutamente positiva. Diciamo che usando solo questo si è forzati a trovare il giusto equilibrio in macchina prima di scattare. Accoppiandolo poi a Photoshop, si ha a disposizione un totale controllo sulle foto. Non male.




La Luna sopra la Piazza

Canon EOS 350D | Sigma 10-20mm HSM @10mm | f/11 | 20 sec | ISO 100

Full Exif.




Più nessuno

Canon EOS 350D | Sigma 10-20mm HSM @10mm | f/16 | 6 sec | ISO 100

Mi sono venuti in mente un paio di tips in generale, che riguardano indirettamente o direttamente la fotografia.
  • Luoghi e costumi. In merito al Carnevale di Venezia, ecco un piccolo elenco di posti dove si possono trovare belle maschere da fotografare. L'elenco varia in funzione dell'ora. La mattina presto, in piazza San Marco, dove si possono ottenere dei bei scatti sfruttando le tante colonne della piazza e la splendida cornice della Basilica. Poi verso le 9-10 comincia ad arrivare la gente, e le maschere si spostano nei dintorni della piazza, per i campi, campielli e e calli. Dopo pranzo, verso le 15, tutti a San Zaccaria, dove si può sfruttare lo sfondo di marmo rosa della chiesa per dei bei ritratti. Un'ora dopo ci si dirige tutti all'imbarcadero e si va a San Giorgio. Qui, se la giornata è bella, i colori delle maschere mischiati a quelli di Venezia sullo sfondo, danno una grossa mano per delle fotografie d'impatto e molto suggestive. Qui a San Giorgio la giornata finisce: alcune maschere le si ritrova la sera in giro per degli scatti notturni, ma la maggior parte si è ritirata in albergo.
  • Dimensioni. Sono riuscito a capire come fare per caricare le foto su Facebook (Fb) senza notevoli perdite di risoluzione,  colori e qualità delle foto. Ecco come fare. Prima di tutto, con un editor per le fotografie, ridimensionate le foto con il lato lungo di 600 pixel, essendo questa la larghezza della foto su Fb. Contrastatela un po', così preverrete l'eventuale perdita di dettaglio e, assieme al contrasto, aumentate anche la saturazione. Una volta che avete la vostra foto, passate all'upload. Ci sono diversi modi per caricare una foto: quello preimpostato fa uso del modulo in Java, che vi chiede l'autorizzazione per "entrare" nell'hard disk del vostro computer. Ecco, se scegliete questa opzione vi ritroverete con una foto pessima. Allora, per evitarlo, guardate sotto la pagina: dovrebbe esserci una scritta (che probabilmente dipende dalla lingua del vostro Fb) che dice più o meno "Trouble uploading photos? Try the simple uploader". Cliccateci e si aprirà una pagina da dove potrete caricare 5 foto alla volta. Ho notato questo io: se scelgo la prima opzione, che sia una foto da 5 Mb o una da 200 kb, ci mette sempre lo stesso tempo* per caricarla. Ovviamente ci mette pochissimo, dal momento che ha ridotto notevolmente la qualità. Se invece scegliete il secondo metodo, vedrete che il caricamento è molto più lungo, quindi significa che la risoluzione è maggiore.
  • Consiglio. A proposito di Fb, un consiglio: mettere la firma se si vuole che le foto caricate siano "inutilizzabili". Infatti le nuove condizioni d'uso di Fb erano che tutti i contenuti pubblicati dagli utenti diventavano automaticamente proprietà di Fb, e che potevano farne l'uso che volevano. Parlo al passato perché pare che siano ritornati alle condizioni d'uso iniziali, anche se comunque, per precauzione, è sempre meglio mettere le mani avanti.

(*)Questo lo dico non perché sto lì a cronometrare, ma perché usando gli iStat sulla barra del menu, vedo la velocità in upload e download. Solitamente con il programmino Java, la velocità di upload è di circa 50 kb/s per un paio di secondi ogni foto. Significa che carica fotografie di circa 150-200 kb. Anche se ne seleziono una da 5 mb. Con il simple uploader, invece, la velocità di upload è di 50 kb/s ma per molti più secondi, il che significa che carica fotografie che pesano di più. 

Ultimamente sono piuttosto fissato con le foto in notturna, anche se finora non sono riuscito a farne nessuna. In realtà sono sempre stato affascinato da questo tipo di fotografia: già con la compattina mi dilettavo in pose assolutamente difficili ed improbabili, causa mancanza di cavalletto. Mi ero persino convinto che cambiando macchina e prendendone una di più grande, che mi stesse meglio in mano, le foto sarebbero venute meglio perché sarei stato più stabile. Ovviamente ignoravo il fatto che è estremamente necessario avere il treppiede. Ma allora ero un povero diavolo, con troppe idee e pure confuse. Ora che sono più vecchio di qualche anno e con qualche esperienza (seppur poche) in più, ecco gli 8 motivi che mi sono venuti mente per cui mi piace la fotografia in notturna.

  1. Notti colorate. Il primo motivo è riconducibile ad un fatto fisico. La sensibilità di un sensore CCD è maggiore di quella dell’occhio umano. O meglio, la dinamica è più ampia. Che vuol dire? Che un CCD “vede” più colori dei nostri occhi. Di notte questo è amplificato dal fatto che ci sono un sacco di luci artificiali, ognuna con una differente temperatura (di colore) che viene riflessa in modo diverso su superfici diverse di colori diversi. La notte è coloratissima.
  2. Ombre e riflessi. La luce artificiale crea ombre e riflessi molto suggestivi e originali, in quanto non è come la luce del sole che “arriva dall’alto”, per cui le ombre che vengono a crearsi non sono affatto scontate. E’ molto bello poter giocare anche con questo aspetto, soprattutto divertente per le cose che vengono fuori.
  3. Effetti invisibili. Poiché le luci artificiali non sono potenti come quella del sole (meno male!), occorrono tempi di esposizione sufficientemente lunghi da catturare abbastanza luce. In condizioni particolari, i tempi lunghi producono degli effetti estremamente artistici ed originali, invisibili ai nostri occhi (a causa della nostra percezione della luce, chiaramente non integrata nel tempo). (1) Il mosso dell’acqua, se integrato nel tempo, appare come una distesa piatta ma striata, un po’ come un budino. (2) In presenza di automobili, un tempo di qualche secondo permette l’apparire di scie colorate (bianche, gialle, blu, rosse), colori che vanno ad aggiungersi a quelli già presenti. Il senso di dinamicità viene così esaltato ed è di sicuro impatto visivo vedere un paesaggio urbano illuminato da queste scie - che possono essere tranquillamente interpretate come le traiettorie delle macchine. (3) Fantasmi: se ci sono persone e queste si spostano all’interno dell’inquadratura, alla fine esse appariranno come figure evanescenti, al limite del paranormale. (4) Altri che non mi vengono in mente.
  4. Stelle. La conseguenza di tempi lunghi di esposizione, come già detto, è la chiusura del diaframma. L’effetto di questo lo si nota sulle luci: appariranno come stelline a causa della limitata apertura del diaframma. Questo differisce molto dall’immagine che vediamo noi con i nostri occhi: i lampioni ci appaiono come sfere luminose. Bruttissimo.
  5. Di notte è più facile. Tecnicamente, le fotografie notturne sono più semplici da realizzare, almeno in generale. Non c’è infatti il rischio di avere il cielo bruciato per una cattiva esposizione. Anche il bilanciamento del bianco è relativamente semplice: come già detto, le soluzioni sono molteplici. Si va dallo scattare una foto ad un foglio bianco e impostarla come WB, oppure scattare in RAW e bilanciare il bianco a casa al PC. Entrambe le soluzioni sono ugualmente valide. Ma, a parte questi piccoli accorgimenti, la fotografia notturna, generalmente, è più semplice. L’unica accortezza da avere è la sovra/sotto-esposizione: una foto in notturna sovraesposta è estremamente spiacevole da vedere. Il cielo, a mio avviso, deve restare nero. Al massimo si può sfruttare la diffusione della luce artificiale. Ma non mi piacciono i cieli “gialli” o di altri colori alquanto esotici. Stesse considerazioni per una foto sottoesposta, nella quale si vedono solo luci poste a caso. Come nella fotografia diurna, anche di notte una corretta esposizione è indispensabile. Solo che qui è più facile ottenerla.
  6. Controllo. Poiché si usa il cavalletto, si ha un controllo maggiore dell’inquadratura. Si ha cioè modo di curare meticolosamente la composizione, il punto di vista, le prospettive e tutto quanto ci interessa. Questo, a mio avviso, è un punto molto importante poiché l’arrangiamento di una inquadratura fa sì che la foto sia riuscita o meno.
  7. Concentrazione. Di notte la gente in giro è poca. Quindi si possono fare le cose con estrema calma e curare tutto nei minimi particolari. Così si può mirare ad avere, alla fine della photo-session, 20 foto su 100 decenti. Quindi, mettendo assieme queste due cose (cavalletto + staticità), è più semplice concentrarsi per trovare il modo giusto per trasmettere le nostre sensazioni a chi guarda.
  8. Uno per tutti. Tutti questi motivi possono essere messi assieme in un’unica parola: sperimentazione. Sfruttare i tantissimi colori (anche e soprattutto quelli che non vediamo), le ombre e i riflessi, le scie delle auto, il mosso dell’acqua, le varie tecniche di WB ed esposizioni, la composizione e la concentrazione, porta inevitabilmente a sperimentare cose nuove, diverse, che non si possono ottenere di giorno. Un tipo di fotografia alternativa che molti snobbano, non so il perché, ma non meno importante di quella fatta in studio o di giorno.
Insomma, da questo piccolo elenco, si capisce proprio che le notturne mi piacciono. Spero il più presto possibile di potermi dedicare a fondo a questo tipo di fotografia e sottoporvi interessanti risultati. Nel frattempo, raccolgo idee più o meno creative, per le inquadrature e le locations più interessanti e stimolanti. Saluti.

Nell’attesa di una bella giornata, sto facendo un po’ di test alla nuova lente. In particolare mi interessa capire se soffre di problemi/errori di messa a fuoco e valutare la nitidezza. Non sono mancate le sorprese. Ma andiamo per ordine.
Appena ricevuto l’obiettivo, ho eseguito il famoso “test delle tre pile”, che consiste nel misurare un possibile problema di front/back focus, ovvero se la messa a fuoco avviene dove dico io oppure davanti o dietro. In quella occasione non ho rilevato particolari errori, ma volevo sincerarmi comunque del buon funzionamento dell’obiettivo.
Così poco fa ho approfittato della giornata uggiosa e fatto alcune prove. Di seguito posto le immagini e poi ne traiamo le dovute conclusioni.
NOTA: per tutte le immagini che riportano la dicitura “AF”, significa che ho scattato usando l’autofocus impostato solamente sul punto centrale.
Immagine di riferimento, ovvero non croppata:

Dati: 10mm, f/8, ISO 200

Cominciamo con i crop al 100% della regione centrale, ovvero quella dove avviene la messa a fuoco.

La distanza della siepe è di circa 15 metri. Sulla ghiera delle distanze dell’obiettivo, l’ultima distanza è 3 metri, poi c’è infinito. Si noti la differenza tra la messa a fuoco automatica e la regolazione manuale impostata su infinito.
Altri crop:

Qui invece ho usato tre diversi diaframmi per valutare la nitidezza. Si nota una debole variazione di nitidezza: a mio parere il risultato migliore è a f/7.1. Questo per quanto riguarda le parti centrali. Vediamo gli angoli come si comportano.

Anche qui si nota un evidente aumento di nitidezza spostandosi verso diaframmi più chiusi, e i risultati migliori sono f/7.1 e f/11. Anche a f/8 la cosa non è male, ma peggiora drasticamente a quasi tutta apertura.
Sono stato sorpreso da questi test: infatti mi sarei aspettato che con l’aumentare del valore di diaframma, la nitidezza aumentasse. Invece, soprattutto per il crop centrale, noto che a f/7.1 l'immagine è più nitida, anche se di poco, di quella a f/11. In ogni caso, è buona anche la resa ai bordi, cosa molto piacevole, visto che con questa focale estrema i bordi e gli angoli sono un po’ penalizzati.
Insomma, da questi esempi ho capito che se la resa massima si ha scattando f/7.1 o f/11. Probabilmente questo dipende anche dalle condizioni di luce. Sono curioso di vedere cosa succede con una giornata di sole, in modo da poter provare anche la resistenza ai flares nel controluce.
Un’ultima nota: tutte le immagini qui presentate le ho scattate in JPEG, con una tacca di contrasto, una di nitidezza e una di saturazione in più. Le cose non cambiano scattando in RAW con i parametri a 0: ho ottenuto gli stessi risultati.

Sì, alla fine mi è arrivato. Con un po' di peripezie devo dire: ordinato una decina di giorni fa da un negozio online ad un prezzo piuttosto interessante,  sono stato informato da un negozio fisico che da lunedì 02/02 i prezzi degli obiettivi Sigma sarebbero aumentati del 5-10%. Non avendo avuto la conferma dell'ordine presso il sito dal quale avevo ordinato, e con una certa paura per il successivo aumento dei prezzi, venerdì ho disdetto l'ordine e l'ho fatto presso un altro negozio online, ad un prezzo leggermente più alto.
Ho avuto subito la conferma dell'ordine e ieri ho ricevuto la mail di spedizione. Oggi pomeriggio, verso le 16, il corriere ha suonato al campanello e mi ha consegnato un pacco, ovviamente previo pagamento da parte mia. Ecco il contenuto del pacco:



Per ora ho solo fatto alcuni test sui problemi di front/back focus e sembra non essercene. Approfondirò alla luce del sole. L'importante è che ora ho la potenza dei 10mm. Non vedo l'ora di avere un po' di tempo libero e testare a fondo questa fantastica lente.

En passant, sta mattina mentre studiavo le SSP mi è venuto in mente che uno degli obiettivi della vecchia reflex a pellicola è un 50mm f/1.4. Strano che non mi sia venuto in mente prima. Sapete già di cosa parlo: macro a lente rovesciata. Ho quindi montato in il classico 18-55mm, regolato su circa 50mm e focheggiato all'infinito. Davanti ci ho piazzato il 50mm, sempre su infinito. Sorpresa: i due obiettivi si incastrano perfettamente, in quanto il diametro del 50mm è un po' più piccolo di quello del 18-55. Così ho settato il diaframma del 50 a 1.4, e manco a dirlo sta volta la luce era decisamente molta, assicurando così tempi di scatto di sicurezza e ISO bassi. Inoltre, tutto il sistema è decisamente meno pesante dell'accoppiata 55-250 + 18-55. Un prova? Eccola.


Macro

Questi fiorellini sono grandi mezzo centimetro al massimo, giusto per darvi l'idea.

Giornata fruttuosa oggi: lente macro praticamente gratis e ultrawide pagato il giusto. Praticamente due lenti al prezzo di una. 
Saluti.

Come dicevo di là, sono giorni irrequieti per me e la fotografia. Ho un sacco di idee per le inquadrature più strane, per trasmettere sensazioni che vadano al di là dell’oggetto in se ritratto nella foto. Ogni volta che mi guardo attorno vedo linee, punti di fuga inaspettati, scorci, prospettive e geometrie che mi lasciano a bocca aperta ma allo stesso tempo con una sensazione di incompletezza e vuoto che, irrimediabilmente, mi portano ad elaborare sempre il solito pensiero: “Se solo avessi un ultrawide...”
Gli obiettivi cosiddetti ‘ultrawide’, sono quelli che partono da focali molto corte, tipicamente 10mm su APS-C e 12mm-14mm su FF. Ormai è qualche mese che faccio il filo a questi ultragrandangoli, in particolare dal momento in cui al meeting di Verona del CCI, ho provato il Sigma 10-20mm HSM. Strabiliante la sensazione di vedere più di quando vediamo con i nostri occhi.
E proprio sul Sigma sta cadendo la mia scelta, motivata dal costo accessibile dell’ottica e del buon rapporto qualità/prezzo. Tuttavia, in questi ultimi giorni, ho letto e riletto diverse cose in giro per la rete su strani difetti della lente in oggetto: i problemi più comuni che vengono riscontrati sono legati principalmente al fatto che scattare con focali così estreme, anche le aberrazioni e le distorsioni vengono amplificate notevolmente, rispetto, ad esempio, ad una foto scattata a 50mm. Nella fattispecie, per alcuni Sigma avviene una netta perdita di nitidezza ai bordi, perdita maggiore del normale, e anche ai lati. L’altro problema, secondo me molto più grave, sta nell’imprecisione dell’AF (Auto Focus): in particolare viene riscontrato un problema di front/back focus, cioè viene messo a fuoco o prima (front) o dopo (back) l’oggetto sul quale si vuole focalizzare. A differenza del primo difetto (scarsità di nitidezza), questo non è recuperabile in post produzione, ed è un punto a sfavore delle ottiche Sigma.
Beninteso, non è un problema globale, ma solo su qualche esemplare. Il fatto è che, acquistandolo on-line, dove i prezzi sono decisamente più bassi dei negozi, bisogna fidarsi e sperare che si becchi l’esemplare buono. Va bene che comunque c’è la garanzia, però se si può evitare sarebbe meglio.
Per ovviare a tutti questi inconvenienti, c’è l’alternativa decisamente più costosa del Canon 10-22mm USM. Quest’ottica è decisamente migliore rispetto alla Sigma per quanto riguarda nitidezza e precisione di messa a fuoco, anche se un po’ di perdita di sharpness ai bordi la si ha sempre. La sigla USM sta per UltraSonic Motor, il che assicura un AF preciso e veloce.
Ora, viste le caratteristiche dei due modelli, io vorrei avere un’ottica che sia la più precisa possibile. Le condizioni in cui scatterò saranno molteplici: dal pieno controluce al notturno con luce molto debole. Mi piacerebbe avere una lente che faccia esattamente quello che voglio io, e non che metta a fuoco dove le pare e dopo devo smanettare con il focheggiamento manuale. Questo può non essere un problema in condizioni normali, ma in condizioni estreme di luce (cosa che accadrà sicuramente, visto che vedo prospettive ovunque) può dare fastidio. Poi, comunque, tengo conto del fatto che cambiano i corpi macchina ma “una buona lente ti dura tutta la vita”, come disse il buon Alekos.
Tuttavia non vorrei neanche svenarmi e lasciarci il conto corrente, anche se la tentazione è forte. A dirla tutta ci sarebbero altri due modelli che farebbero lo stesso lavoro: il nuovo Tamron 10-24mm e il carro armato Tokina 11-16mm. Del primo non sono affatto convinto, poiché è uscito da un paio di mesi e i pareri sul suo funzionamento sono molto discordanti. Del secondo, mi attira soprattutto la grande apertura (è un f/2.8), ma la ridotta escursione focale e quel millimetro in meno non mi convincono.
Voi dunque cosa mi consigliate? Mi butto sul Sigma incrociando le dita e risparmiando qualcosa? Oppure stringo la cinta e mangio pane e acqua e prendo il Canon? Diavolo che indecisione.
Ad ogni modo, ecco quello che si può ottenere con queste due ottiche.