Siccome in questo momento non ho voglia di studiare (capita), ho deciso di aggiornare un po’ il blog parlando di un paio di libri interessanti che sto leggendo in questo periodo. Ordinati entrambi su Amazon un paio di mesi fa, questi libri sono “The Photographer’s Eye” di Michael Freeman e “Mastering Landscape Photography”, di Alain Briot. Sono entrambi libri sulla composizione in genere, quindi niente tecnica.

Per quanto riguarda “The Photographer’s Eye”, non posso che parlarne bene: è un libro illuminante, fa capire moltissime cose sui differenti aspetti della composizione. I libro è diviso in diversi capitoli e corredato di numerose fotografie con annessa spiegazione. Inoltre, per molte di queste foto, c’è uno schema che ne mostra lo ‘scheletro’, ossia vengono evidenziate le linee e gli elementi lungo i quali l’occhio si muove. E in base al suo percorso si intercettano regioni dell’inquadratura differenti, con differenti proprietà. Lo consiglio vivamente, anche perché ho scoperto recentemente che esiste la versione italiana dal titolo ovvio, “L’occhio del fotografo”, Ed. Logos, anche se non so se sia esattamente uguale a quella inglese.

Il secondo libro in questione, “Mastering Landscape Photography”, è una sorta di vademecum per la fotografia di paesaggio. E’ un libro pensato per i paesaggisti seri, quelli che usano il medio formato a pellicola, anche se c’è un occhio di riguardo per i poveri mortali che usano banali reflex digitali. Dopo i soliti capitoli introduttivi, dove vengono spiegate un po’ le ‘regole’ base della composizione, ci sono alcuni capitoli molto interessanti che analizzano le diverse condizioni di luce e per ognuna viene spiegato il modo migliore per valorizzarla. I capitoli finali sono dedicati alla carriera di un fotografo paesaggista, ovvero sul come sfruttare la passione per la fotografia di paesaggio per farla diventare un business.

Ultimamente mi sembra di aver (finalmente) trovato un modo quasi univoco per post-produrre le foto di paesaggi e lo voglio condividere con chi legge, affinché possiate dire la vostra (anche se penso che non lo farete).
La premessa che faccio è la seguente: scatto in RAW, con parametri in macchina di contrasto e saturazione a -1, gli altri a 0. Questo perché (1) con contrasto basso recupero informazioni sulle ombre e (2) voglio avere i colori più naturali possibile e aumentarne la saturazione con gli strumenti opportuni, molto più precisi. Detto questo, mostro un esempio piuttosto lampante del prima e del dopo.
PRIMA

DOPO
Layers

I passi che ho seguito per arrivare alla foto finale non sono molto complessi, anzi, e sono quelli che sto usando ultimamente. Una sorta di workflow insomma. Allora procediamo.

1. Apro il mio RAW in ACR e qui regolo solamente il bilanciamento del bianco. Solitamente vado a cercare nell’immagine un punto in cui i valori dei canali R, G, e B sono uguali e si attestano su circa 230. In questo modo è come bilanciare su un grigio neutro al 18%, meglio di così non si può fare. In alternativa regolo la temperatura colore.

2. Apro l’immagine in Photoshop in modalità 16-bit, per avere più range nella gestione del colore (che raddoppia rispetto ad un’immagine a 8-bit). E qui iniziano le regolazioni serie.

3. Come prima cosa aggiusto i livelli, ovvero trascino i cursori come in Fig. 1.
FIG. 1 - Livelli

4. Poi passo alle Curve: a seconda dell’occorrenza opero una curva ad S per aumentare il contrasto seguita o preceduta da una per aumentare o diminuire la luminosità.

5. A questo punto, unisco tutti i livelli creati e vado su Immagine/Metodo e scelgo Colore LAB. Il mio intento adesso è quello di estrarre tutte le informazioni possibili dai colori. Nel metodo LAB, duplico il livello dello sfondo, poi vado su Immagine/Regolazioni e Curve. Qui, invece dei canali R, G, B ci sono i canali Luminosità, a, b. Al primo canale applico una curva ad S, mentre agli altri due agisco come in Fig. 2. L’importante è che la linea deve passare per il centro, altrimenti ci sono sbilanciamenti di colore.
FIG. 2 - Curve LAB

6. Non mi preoccupo se l’immagine è troppo satura o se ci sono parti i cui colori sono esagerati. Tanto sto lavorando su un livello dedicato. Ora ritorno al metodo RGB e alla domanda se voglio unire i livelli gli dico di no, altrimenti perderei le modifiche. Ora posso tranquillamente fare tutte le operazioni che voglio. Troppo satura? Bene, diminuisco l’opacità del livello. Ci sono parti che voglio mantenere con il colore di prima (solitamente il cielo viene sempre male)? Benissimo, vado su Livello, e applico una maschera di livello (io scelgo solitamente quella Mostra Tutto) e poi con il pennello dipingo le parti a cui NON VOGLIO applicare la regolazione (pennello nero). Se scegliessi la maschera Nascondi Tutto, con il pennello dipingo le parti a cui VOGLIO applicare la regolazione (pennello bianco).

7. Quasi finito ma manca la ciliegina sulla torta. Perché di solito preferisco recuperare anche qualcosa dalle ombre e dalle luci. In Photoshop c’è una bellissima funzione chiamata Luci/Ombre che fa proprio al caso mio. Per avere una libertà maggiore, lavoro su un livello dedicato; quindi duplico lo sfondo e vado su Immagine/Regolazioni/Luci/Ombre e regolo i parametri a seconda del gusto personale. Da tenere presente che sto lavorando su un livello e che posso sempre applicare una maschera di livello per correggere selettivamente. Ad esempio, se il mio intento è aumentare la gamma dinamica delle ombre, quando avrò finito le correzioni, con il pennello bianco (quindi con la maschera nascondi tutto) vado a dipingere solo le parti in ombra.

8. Ultima cosa: lo sharpening. Ci sono tantissimi modi per rendere più nitida la foto. A seconda della nitidezza intrinseca dell’immagine prodotta dalla fotocamera, agisco in maniera diversa. Diciamo però che in linea di massima procedo così. Vado su Filtro/Contrasta e scelgo Contrasta Migliore. I parametri che uso sono quelli mostrati in Fig. 3., dove di volta in volta modifico il fattore di contrasto a seconda della grandezza dell’immagine. Per le foto a dimensioni originali non scendo sotto il 60%, mentre per foto ridimensionate sto sul 30%. Se voglio essere più preciso, dopo questo filtro applico anche un filtro Accentua Passaggio. Qui bisogna lavorare su un livello dedicato (al solito, duplico lo sfondo). Solitamente non alzo il raggio a più di 5 pixel, anzi diciamo che mi mantengo attorno a 1. Poi, regolata l’opacità come meglio mi aggrada, unisco i livelli con il metodo “sovrapponi” e il gioco è fatto.
FIG. 3 - Contrasta migliore

Ecco, questo è quanto. Ovviamente sono passi generali che a scriverli e a leggerli si sta molto ma che alla fine richiedono meno di 15 minuti per ogni foto. Spero sia utile a qualcun altro. Io con questo piccolo workflow mi trovo abbastanza bene, almeno per le foto paesaggistiche. Poi dipende sempre dalle condizioni di luce e dagli effetti che si vogliono ottenere.

Saluti.

Tutto è cominciato per caso leggendo un articolo della rivista “Il Fotografo” in cui si parlava di come lavorare un file RAW usando Adobe Camera Raw (ACR). ACR è un plug-in di Photoshop compreso in Photoshop Elements, Photoshop e Lightroom e permette di gestire e convertire i file RAW. La versione usata dalla rivista ho notato fosse più recente della mia, vedendo infatti alcune caratteristiche diverse e/o mancanti. Così, ho deciso di vedere se fosse possibile aggiornare il solo ACR. La versione più recente è la 5.6, che si può scaricare gratuitamente dal sito Adobe. Bene, seguiti i passi per l’installazione, è comparsa la simpatica finestra “Questa versione di Photoshop non supporta Camera Raw”. Infatti la 5.6 va bene solo per il CS4, mentre io avevo il CS3. Così, siccome da stupido non avevo fatto il backup del vecchio ACR, ho dovuto disinstallare Photoshop. Tuttavia, ho subito pensato che re-installare la stessa versione non mi avrebbe portato benefici, così mi sono ricordato che era possibile scaricare una versione di prova dei prodotti Adobe. Quindi ho proceduto con il download di Photoshop CS4 Extended (1.15 GB di roba) e la conseguente installazione. Poi ho aggiornato anche ACR alla 5.6 (il CS4 nativo aveva la 5.0). Detto questo, ho smanettato un po’ con questa nuova versione di Ps ed ecco le migliorie che mi sono saltate subito all’occhio:
- nuova interfaccia grafica, decisamente più user-friendly;
- le regolazioni più importanti sono a portata di click, in quanto c’è un pannello (personalizzabile) fatto apposta, dal quale si possono richiamare le regolazioni che si usano di più. Interessante il fatto che le regolazioni vengano applicate direttamente con maschere di livello e non sul livello dello sfondo;
- la velocità di azione è decisamente più alta, anche con un hardware non particolarmente indicato all’elaborazione grafica come il mio (praticamente senza scheda grafica dedicata). Penso che abbiano migliorato la gestione della RAM e del processore;
- presenti nuove regolazioni e nuovi strumenti che devo ancora utilizzare ma che farò al più presto.
Del nuovo ACR 5.6 posso dire che ho trovato veramente utile - ma proprio tanto - la funzione del filtro graduato, che ho notato essere più semplice da usare di quella di Lightroom (o forse sono io che con Lightroom sono un po’ negato). In ogni caso penso che Photoshop si mantenga al top per quanto riguarda l’editing fotografico.
Se lo volete provare, vi consiglio di crearvi un account sul sito Adobe e scaricare la versione di prova che non ha alcuna limitazione (tra l’altro è anche la versione Extended) ma solo un periodo di utilizzo di 30 giorni a partire dalla prima installazione. Insomma, abbastanza tempo per divertirsi e provare questa bestia.

In tempo di crisi, mi do alla fotografia. Stimolato da fotografie veramente spettacolari di gente con i contromazzi tanti - il che significa tirare fuori foto da panico pur non avendo attrezzatura da milioni di euro -, sta mattina mi sono recato dal mio negozio di fiducia e ho comprato un bel filtro digradante con relativo portafiltri e anello adattatore. L’ho preso per il 10-20: l’intento è quello di ottenere foto paesaggistiche in cui tutto è esposto correttamente, terra e cielo. Qui le cose da fare sono due. La prima, che già uso, è la doppia esposizione: una foto esposta per il cielo, l’altra per la terra, unite in Photoshop, danno l’esposizione corretta. Tuttavia questo metodo è molto limitato, in quanto va bene per soggetti statici. Se però voglio ottenere un effetto mosso, come ad esempio l’acqua sugli scogli al tramonto, allora questa tecnica diventa molto meno efficiente. Si potrebbe fare lo stesso, ma il risultato comunque non sarebbe uguale a quello che si otterrebbe con il secondo metodo. Ossia usando i filtri. I filtri di cui parlo io sono quelli a densità neutra (ND), che levano 1, 2 o 3 stop di luce (ad ogni stop la luce si dimezza). Di filtri ND ce ne sono di vario genere e tipologia ma a me interessano quelli graduati, cioè gli GND. Questi filtri hanno una parte trasparente e poi, gradualmente, sono ocurati, fino ad arrivare agli stop voluti. Esistono quindi i GND2, GND4 e GND8, corrispondenti a -1, -2 e -3 stop. Chiaramente varia anche il modo in cui questi si oscurano: ci sono quelli soft, medium e hard. Poi ce n’è un terzo, solo GND8, che è full, ovvero ha una minima parte trasparente e il resto è graduale fino a togliere 3 stop. Al negozio avevano solo questo. Si tratta nel particolare di un Cokin P121F.
Arrivato a casa ho fatto alcune prove per testare se effettivamente funziona. La risposta è ovviamente sì. L’unica noia è data dal fatto che a 10mm il sistema portafiltri + filtro vignetta un poco e quindi devo usarlo a 11mm, o ritagliare l’immagine. Comunque non è un problema. Basta saperlo e tenersi più larghi con l’inquadratura. 
Le prove che ho fatto non sono molto interessanti e spero in una giornata con dei bei nuvoloni per divertirmi un po’ con questo nuovo giocattolino. Sto pensando, tra l’altro, di prendere anche gli altri 3 neutri, cioè il GND2, GND4 e GND8 tutti soft. In ogni caso, è interessante il sistema Cokin, in quanto è sufficiente prendere l’anello adattatore del diametro dell’obiettivo per poter usare i filtri. Quindi uno stesso filtro lo si può usare su obiettivi diversi. Inoltre, il portafiltri è fatto in modo che il filtro, che è una lastrina in vetro rettangolare, può essere posizionato all’altezza desiderata, ma anche ruotato nella direzione che si vuole. Insomma, un sistema molto intelligente e scaltro per l’uso dei filtri.
Adesso non mi resta che aspettare una bella giornata nuvolosa e provare l’effetto del filtro al tramonto, magari sugli scogli. Devo assolutamente trovare una location adatta a questo scopo.

Mi faccio un po' di pubblicità un po' ovunque.

Per una pura casualità, una mia foto è stata scelta tra le finaliste per la provincia di Venezia nel concorso indetto da Tuttocittà. Il premio non è denaro o qualche altro bene materiale, ma il semplice vedere la propria foto pubblicata sul numero di Venezia di Tuttocittà. Quindi, se vi va o se mi volete bene (!) potete andare qui, registrarvi e votare la mia fotografia. Ovviamente dovete scegliere "Venezia" dal menu a tendina. Ah, dimenticavo, la foto in questione è questa.

Grazie a tutti coloro che vorranno dare un contributo!

Marco

Tuttocittà bandisce un concorso fotografico dal titolo “Eccentricità”: si possono mandare gratuitamente fino a 4 fotografie che ritraggono la propria città in momenti di eccentricità. Leggendo dal regolamento, sono ammesse fotografie “che illustrino i luoghi delle città italiane dove si manifesta l’eccentricità. Può trattarsi di monumenti poco conosciuti, opere architettoniche curiose, scorci paesaggistici osservati sotto una luce particolare, oppure di personaggi insoliti, manifestazioni tipiche, singolari usanze popolari e così via.” Le foto selezionate saranno stampate sull’edizione locale del Tuttocittà.
Chiaramente ci sono delle scadenze da rispettare, che sono diverse a seconda della città. Per quanto riguarda Venezia, il termine ultimo per l’invio delle foto è previsto per il giorno 24 marzo. L’elenco completo delle scadenze lo si può trovare a questo indirizzo.
Potevo io non partecipare? Ovviamente no. Allora sono andato alla ricerca di 4 fotografie di Venezia che fossero in tema, visto che non ho proprio tempo di andare apposta a fotografare. Quindi, finalmente, ho deciso per queste 4 fotografie.

1.
Carnevale di Venezia 2009

2.
The Beauty And The Beast

3.
In Tre

4.
Più nessuno

So che non sono le migliori, ma sono quelle che a mio modo di vedere le cose più si addicono al tema. Ovviamente non vincerò niente, ma tanto è gratis.
Beh, torno alle mie utilissime formule sull’instabilità da ionizzazione. Saluti.


In questi giorni sto provando Adobe Lightroom 2 (versione 2.3 per la precisione). Il software è scaricabile grauitamente dal sito dell’Adobe previa registrazione ed è utilizzabile completamente per i primi 30 giorni. Poi sarà necessario acquistarlo.
Lightroom è un software di ritocco e gestione delle immagini digitali. Il meglio di se lo da con i file RAW, per i quali è stato appositamente progettato. L’interfaccia è molto semplice e tutti i comandi sono a portata di mano. L’area di lavoro è divisa in 4 parti, le cui dimensioni sono modificabili a piacimento: a sinistra c'è una barra dove viene visualizzata la miniatura dell'immagine aperta e una rapida anteprima delle modifiche che si stanno per apportare, oltre che a pulsanti quali “Importa”, “Esporta”, “Carica”, eccetera. In basso ci sono le miniature di tutte le foto contenute nella cartella in uso; in destra, un pannello che cambia a seconda del tipo di lavoro che si esegue - in modalità “Sviluppo”, ad esempio, ci sono tutti i controlli avanzati per la modifica e il ritocco delle foto. Infine in centro, che è la zona più grande, c’è la foto selezionata sulla quale si eseguono le modifiche.
Come accennato, ci sono diverse modalità di lavoro: la modalità “Libreria” permette di tenere organizzate le foto, assegnando nomi, tag, titoli e permette anche piccole modifiche rapide. La modalità “Sviluppo” serve ovviamente a sviluppare i file: qui ci sono tutti gli strumenti indispensabili, assieme ai controlli avanzati organizzati in menu a tendina a seconda delle funzionalità base. Troviamo gli strumenti di base come il regolamento del WB, esposizione, contrasto, recupero alte luci, saturazione e tanti altri; poi ci sono quelli dedicati ai dettagli e alla riduzione del rumore, alla curva di viraggio, alla tonalità e saturazione di ogni canale e/o colore, e altri. La modalità “Presentazione” permette di creare presentazioni in formato JPEG o PDF, includendo pure la firma. La modalità “Stampa” invece è dedicata a tutte le funzioni di stampa delle immagini: si può impostare la risoluzione, ritagliare la foto con le dimensioni desiderate e molto altro. Infine, la modalità “Web” fornisce tutti gli strumenti per creare ed esportare una galleria su un sito web, con molti layout modificabili e personalizzabili.
Per ora ho utilizzato a fondo solamente la modalità “Sviluppo”, vero motivo per cui ho deciso di provare Lightroom. In effetti è molto comodo il fatto di poter gestire tutte le foto in un colpo solo con un solo software, senza doverle aprire ogni volta singolarmente. Ovviamente si possono salvare le operazioni e applicarle sistematicamente a tutte le foto desiderate.
L’interfaccia è molto simile ad Aperture, anche se ho trovato quest’ultimo più lento del suo rivale Adobe, soprattutto su una macchina non troppo performante come hardware. Probabilmente su un Mac Pro non avrebbe problemi.
In ogni caso, la prima impressione di Adobe Lightroom è stata assolutamente positiva. Diciamo che usando solo questo si è forzati a trovare il giusto equilibrio in macchina prima di scattare. Accoppiandolo poi a Photoshop, si ha a disposizione un totale controllo sulle foto. Non male.